Ricordi di una vita

Ho sempre pensato che la vita è imprevedibile. L’ho sottolineato più volte anche su questo blog: da uno sbaglio può nascere un impero straordinario; una situazione stabile può arricchirsi improvvisamente o crollare del tutto. E, parlando di me, so benissimo di aver ribadito gli strani aspetti del mio carattere, aggravati soltanto in piccola parte dalle condizioni fisiche con cui devo convivere ogni giorno e che fino a poco tempo fa mi sembravano il reale motivo del mio inusuale stile di vita.
Ma al di là di questo, nell’arco di un anno non ancora concluso, posso dire che gli ultimi tempi non sono stati per niente facili. Mettendo per un attimo da parte l’imprevedibilità, le conseguenze della pandemia e la mia strana personalità, purtroppo nel giro di quattro mesi due miei nonni sono venuti a mancare. Gli stessi nonni con cui non ho potuto trascorrere l’ultimo Natale. Gli stessi nonni che mi hanno vista nascere e crescere tra migliaia di difficoltà, insegnandomi tanto attraverso i loro racconti, specialmente quelli riguardanti il passato: l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale, gli usi e costumi degli anni Sessanta, così diversi dal mondo di oggi. E molto altro ancora.
Per quanto in entrambi i casi la loro morte fosse già annunciata, data l’età avanzata e le condizioni cliniche precipitate in un batter d’occhio, questi eventi spiacevoli sono stati due spietate pugnalate, mirate e dritte al cuore. Proprio nel momento in cui la prima ferita stava cominciando a dare meno dolore, ne è arrivata un’altra, già pronta a riacutizzare la sofferenza, ancor più tagliente del colpo precedente.
È sempre così. Perché malgrado sia assodato il fatto che nessuna forma di vita è eterna e che ognuno abbia le proprie reazioni nei confronti di questa certezza inevitabile, non ci si abitua mai alla morte, nemmeno quando avviene davanti agli occhi o quando ci si augura che giunga il più presto possibile per evitare terribili sofferenze, come nel caso dei malati terminali. A maggior ragione, non ci si abitua alla perdita di un amico, di un familiare, di un conoscente o di chiunque altro si sia imbattuto per caso nel cammino dell’altro, anche solo per un breve periodo. Anche solo per un istante.
Per me è stata una sensazione strana e reale. Lo è tuttora, come se una parte del mio animo fosse volata via per sempre, lasciando spazio ad una piccola luce densa di ricordi. Ricordi che mi regalano emozioni contrastanti. Ricordi che a volte sembrano svanire nel nulla, risorgendo negli attimi più inaspettati, magari sentendo l’odore di un dolce, simile a quello del ciambellone che mia nonna preparava per tutti, razionandolo in porzioni perfettamente uguali. Oppure guardando un incontro sportivo in tv, di quelli che mio nonno non si sarebbe perso per nulla al mondo. Di quelli cui anch’io sono un’appassionata. Difatti negli ultimi tre mesi e mezzo il televisore della mia camera è stato sempre sintonizzato sugli stessi canali, proprio come avrebbe fatto mio nonno: prima gli Europei di Calcio, con l’inaspettata vittoria italiana; poi l’imprevedibile pioggia di medaglie azzurre alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi estive di Tokyo; infine un altro trionfo europeo arrivato pochi giorni fa dalla Nazionale di pallavolo femminile dell’Italia. Emozioni su emozioni, tanto forti che a volte mi sembrava veramente di avere il nonno seduto accanto a me ad ammirare la tenacia di tutti gli atleti, ad osservare le loro espressioni di gioia o di frustrazione, quasi a vivere le loro stesse sensazioni. Esattamente come il profumo meraviglioso dei biscotti alla marmellata di mia nonna, il cui sapore non mi abbandonerà mai.
Perché ogni ricordo, anche quello più imprevedibile, resterà lì, avvolti dal piccolo scintillio di quella luce. Piccola, ma più intensa che mai.

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Buon 2021!

Finalmente se n’è andato e non ritornerà mai più. Tutti aspettavamo questo giorno da mesi, anche i più scettici. Perché il 2020 è stato un anno che sicuramente non dimenticheremo mai. Un anno in cui un semplice organismo ha distrutto migliaia di vite. Un anno che ci ha fatto vivere nel buio e nella preoccupazione, oltre il fatto che nulla è scontato. Nemmeno un semplice bacio o un abbraccio stretto. E mai come quest’anno è emersa la personalità di ognuno di noi. C’è chi ha mostrato la parte peggiore di sé, chi ha imparato ad apprezzare le piccole cose, chi è rimasto sempre sé stesso nonostante tutte le vicissitudini di questo periodo particolare, chi ha fatto e ancora oggi sta facendo il maggior sforzo possibile per salvare i pazienti colpiti gravemente dal Coronavirus o da altre patologie.
Eppure c’è sempre qualcosa che ci unisce, anche quando sembra impossibile: la voglia di vivere. Sì, perché in realtà questo desiderio apparentemente banale è sempre lì, presente nei nostri cuori, a cercare di lottare fino all’ultimo sangue contro le molteplici difficoltà e di annientare il buio, illuminandolo di piccole emozioni. E malgrado spesso pensiamo che tutto è contro di noi e che non c’è più niente che possa asciugare le nostre lacrime, quella voglia resiste, anche se ridotta in brandelli, e a volte riesce a tirarci su, a farci capire che anche un giorno difficile può diventare meraviglioso. Un sorriso di un amico, uno sguardo di chi amiamo o semplicemente la forza insita in noi che non molla mai, anche nei momenti più dolorosi. E l’inizio di un anno nuovo può essere davvero un punto da cui ripartire, una lenta rinascita da un periodo che ci ha insegnato quanto anche un millesimo di secondo possa essere prezioso. Perché la vita è così, imprevedibile come non mai.

Buon 2021!

Grazie, Maestro

Ennio Morricone, elogio del genio – Articolo21

Questo 2020 ci ha portato via due grandi maestri, due anime che hanno dedicato la propria vita alla musica. Prima Ezio Bosso, poi Ennio Morricone, che oggi ci ha lasciati all’età di 91 anni. Questa mattina non ci volevo credere quando ho letto la notizia. Per un attimo sono rimasta senza parole, incapace di distinguere la realtà dalla fantasia. Anche per me, che non sono un’intenditrice di musica, è stato un duro colpo. Perché alcuni (come Ezio Bosso ed Ennio Morricone, per l’appunto) non moriranno mai. Resteranno sempre nei nostri ricordi. E anche io nel mio piccolo lo ricorderò sempre. Quando ho visto per la prima volta il film di Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso (1988), ero ancora al liceo. Una vita fa, insomma. Ricordo che era un film ben fatto, ma il pezzo finale è stato qualcosa di meraviglioso. Sì, perché quella dolce melodia (Love Theme, scritta da Ennio Morricone e dal figlio Andrea, anch’egli compositore) che accompagna la scena con i baci censurati delle pellicole è ancora impressa nella mia mente. Allora non sapevo chi fossero gli autori di quella splendida composizione, ma oggi più che mai rivivo quei momenti e quella stessa musica, capace di farmi scorgere una piccola luce di speranza.

«Io, Ennio Morricone, sono morto. Lo annuncio così a tutti gli amici che mi sono stati vicini ed anche a quelli un po’ lontani che saluto con grande affetto. Impossibile nominarli tutti. Ma un ricordo particolare è per Peppuccio e Roberta, amici fraterni molto presenti in questi ultimi anni della nostra vita. C’è solo una ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata non voglio disturbare. Saluto con tanto affetto Ines, Laura, Sara, Enzo e Norbert per aver condiviso con me e la mia famiglia gran parte della mia vita. Voglio ricordare con Amore le mie sorelle Adriana, Maria e Franca e i loro cari, e far sapere loro quanto gli ho voluto bene. Un saluto pieno intenso e profondo ai miei figli Marco, Alessandra, Andrea e Giovanni, mia nuora Monica, e ai miei nipoti Francesca, Valentina, Francesco e Luca. Spero che comprendano quanto li ho amati. Per ultima Maria, ma non ultima. A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A lei il più doloroso Addio»

Questo è il suo necrologio, scritto qualche giorno fa dallo stesso Morricone. Leggendolo, ho rivissuto le stesse emozioni di allora e ho scoperto che non era soltanto un grande compositore, ma anche un uomo eccezionale e allo stesso tempo umile, con un enorme rispetto nei confronti degli altri e un immenso amore verso gli amici e la famiglia.

Grazie, Maestro. La Sua musica sarà immortale, sempre.

Fonte: Il Messaggero, immagine dal web

29 febbraio

Un fiore
che sboccia
nella bianca neve
candida,
soffice,
un raggio di sole
che fa capolino
in un cielo grigio,
buio e tetro.
Un giorno speciale,
nascosto tra gli altri,
si svela oggi,
con la propria luce
illumina di speranza
un futuro ricco
di incertezze.

Laura Berardi, 29 febbraio 2020

Buon 2020!

E un altro anno se ne va,
tra aspettative e delusioni,
tra risate e lacrime,
tra dolore e vita.
Soltanto una certezza
mi dà immensa speranza:
il mio sorriso splenderà
fino alla fine,
malgrado tutto,
malgrado tutti.

Laura Berardi, 31 dicembre 2019

Non amo molto l’ultimo giorno dell’anno. Mi rende ansiosa, ma soprattutto mi ricorda ancora di più che il tempo scorre inesorabilmente e che quello stesso tempo non tornerà mai indietro. Può sembrare un concetto banale, ma a me fa paura. Ho estremo timore di vivere una vita vuota, fatta soltanto di cose essenziali, di avere rimpianti di ogni tipo, di non riuscire a realizzare nulla, di non avere il coraggio, la forza di buttarmi sulleoccasioni. In effetti, posso dire che in questo 2019 la paura ha vinto su ogni opportunità. A volte la stanchezza prende il sopravvento, ti tiene ancorato al suolo come se portassi due pesi alle caviglie. E più cerchi di liberarti, più la stanchezza vince. Così la vita stessa diventa un circolo vizioso dal quale non esci più. Ecco, quest’anno mi è accaduto esattamente questo. Ma c’è una cosa che non ho perso, come potete vedere nelle foto sotto: il sorriso. Già, perché un semplice sorriso ha la capacità di migliorare una giornata, un periodo buio, ma soprattutto la vita. E io non smetterò mai di sorridere, perché niente e nessuno potranno mai togliermi la parte più preziosa di me.
Spero che nel 2020 troverò la forza di reagire, di cambiare in qualche modo il mio essere così negativa, di poter guardare negli occhi la speranza di una serenità che ormai manca da troppo tempo.
Nel frattempo, vi auguro un felice 2020, che sia davvero per voi un anno di gioia e felicità.
Buon anno a tutti!

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