Oltre l’infinito

Ho sempre pensato di non farcela, ma la mia forza di abbattere questa convinzione è stata ed è costantemente più forte: il diploma, la laurea, i piccoli traguardi che ho raggiunto, le piccole cose che sto imparando ogni giorno, specialmente nell’ultimo periodo.
Ed è finalmente giunta la più grande soddisfazione della mia vita: ho scritto un romanzo. Ci ho creduto e ci sono riuscita. Nulla avrebbe potuto fermarmi, perché la voglia di scrivere e di trasmettere le mie emozioni agli altri era troppo potente. E lo è tuttora, nonostante ogni volta che guardo la copertina del mio romanzo mi chieda se sia davvero frutto del mio lavoro di due anni e mezzo. Della mia immaginazione. Del mio amore per i protagonisti, che spesso mi sembrano reali, vivi come non mai e pronti ad uscire dalle pagine e materializzarsi in carne ed ossa. Non accadrà, ma in un certo senso sono e saranno sempre dentro di me.
Chi mi conosce bene lo sa: ho attraversato momenti difficili, dovuti soprattutto al mio carattere, spesso cadendo e arrivando quasi a toccare il fondo.
Ma a volte è proprio quando si tocca il fondo che si trova la strada giusta per riemergere: questo romanzo è la dimostrazione che i sogni, anche quelli apparentemente più impossibili, possono avverarsi. A prescindere dal riscontro che riceverà il libro. A prescindere dalla vastità di argomenti che tratta: dalla disabilità – purtroppo un tema ancora poco discusso in questo Paese – ai pregiudizi, dall’impotenza del presente all’imprevedibilità della vita. A prescindere da tutto.
E ringraziando la Casa Editrice Gruppo Albatros Il Filo – che mi ha offerto questa splendida opportunità – e le persone a me care, in special modo mia madre e le mie nipotine, se deciderete di acquistare il mio romanzo, disponibile con un click sulla locandina e nelle varie librerie, vi auguro di intraprendere un bel viaggio, magari provando le stesse sensazioni che ho provato io nello scriverlo.

Perché non c’è cosa più bella che donare emozioni.

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Qui ed ora

In questo blog, così come sui vari social network, non ho mai approfondito una parte essenziale della mia vita. Forse perché sono gli unici posti in cui mi sento davvero libera di essere me stessa e di esprimermi nel modo più sciolto possibile, senza filtri né limiti con i quali combatto da quasi tutta la vita. Forse perché qui è più facile comunicare e accantonare l’evidenza di una realtà immutabile, purtroppo. Forse semplicemente perché, al di là di ogni cosa, per me non esistono categorie: in fondo, siamo tutti delle persone, ognuna con la propria storia e la propria vita.
Non mi sono mai nascosta. Ho sempre sostenuto di avere un pessimo carattere: sono complicata, pessimista, testarda, vigliacca, in continuo conflitto con me stessa. Non troverei pace nemmeno nel paradiso terrestre: scoverei anche lì qualcosa che non mi va a genio. E devo ammettere che questo carattere non mi aiuta per niente. Non mi ha mai aiutato. Anzi, peggiora una situazione già di per sé delicata.
Ma nonostante questo, convivere con una disabilità non è facile. Non è facile dover chiedere aiuto perché i miei muscoli non rispondono adeguatamente agli stimoli del cervello; non è facile non potermela sbrigare da sola o non essere in grado di bere da un bicchiere senza manico o senza cannuccia; non è facile avere un tono di voce diverso e poco comprensibile; non è facile dover sempre dimostrare di essere dotata di un quoziente intellettivo nella norma, soprattutto a chi mi vede per la prima volta; non è facile combattere ogni giorno anche per le piccole cose; non è facile coltivare un qualsiasi tipo di legame, perché, per quanto sia abituata alla solitudine e il mondo sia pieno di persone meravigliose, la sensazione di essere un peso è sempre lì, in agguato, pronta a farmi diffidare di tutti.
E non è stato facile – non lo è tuttora – saltare alcune tappe della vita, quelle che arrivano così, spontaneamente, e che per me non ci sono mai state, un po’ per l’inevitabile conseguenza di avere meno occasioni o di essere proprio impossibilitata ad affrontarle, un po’, come ho già ribadito, per il mio carattere.
Mi sorprendo quando vedo gente che non si accorge della propria fortuna. Perché si è abituati a dare tutto per scontato, come se nulla fosse importante, mentre in realtà è proprio il contrario. Io stessa mi ritengo fortunata per molti aspetti e spesso cado in questo cliché tipico dell’essere umano: non rendersi conto di ciò che si ha e pensarci soltanto nel momento in cui lo si perde. Esattamente come lo scorrere del tempo, che non tornerà mai indietro.
Sembra una riflessione banale, eppure, nonostante non passi giorno in cui la stanchezza, lo sconforto e la frustrazione prendano il sopravvento, è questa una delle motivazioni principali della mia esistenza, oltre alla curiosità e all’immaginazione: né ieri né domani, soltanto oggi. Qui ed ora.
Perché la vita sarà anche ingiusta e spietata, ma ha un dono che niente e nessuno potrà mai regalare: le emozioni e gli attimi di un presente concreto ed imprevedibile.