Rami

Splendenti,
robusti,
pilastri di un albero
rigoglioso,
denso di luce verde,
di intensi bagliori
che splendono
ininterrottamente,
senza paura
di alcun ostacolo,
di alcun dispetto
o delusione,
ma soltanto desiderosi
di fare del bene,
di amare
e non pretendere nulla,
di vivere.
E resistono,
nonostante ogni colpo,
nonostante ogni ferita inferta,
nonostante le continue cicatrici,
non lamentandosi mai.
Rami. che nascono e muoiono
contando unicamente
sulle proprie forze,
perché niente e nessuno
avrà la forza di spezzarli,
nemmeno il fulmine
più potente al mondo.
Nemmeno la fine di tutto.

Laura Berardi, 20 aprile 2023

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La spirale della vita

Impervi e stretti
gradini,
fitti e sospesi
in un vuoto profondo,
oscuro,
spietato,
che non risparmia
nulla.
Scalini
a chiocciola,
mai uguali,
mai simili,
in alcuni sprazzi
più larghi,
spesso così
angusti
da costringere chiunque
ad aggrapparsi
a se stesso
o a qualsiasi
altro elemento
per non precipitare.
Per non morire.
Per continuare
a percorrere
una spirale
meravigliosamente diversa,
l’unica a non poter
essere attraversata
all’indietro.
L’unica a vivere
una volta sola.

Laura Berardi, 24 ottobre 2022

Infinito, Piero Angela

Piero Angela se n’è andato: una notizia che non avrei mai voluto leggere. Una notizia che mi spezza il cuore, ma allo stesso tempo paradossalmente lo conforta.
Sì, perché Piero Angela non morirà mai. E nemmeno la sua voglia di conoscenza. Né tantomeno la sua immensa capacità di trasmetterla agli altri. Resterà per sempre in chi ha avuto la fortuna di guardare le sue trasmissioni – da piccola, quando c’erano ancora le vecchie VHS, ricordo che d’estate ogni giovedì registravo una nuova puntata di Superquark per non perdere nemmeno un servizio – e di avvicinarsi ad ogni genere di cultura: scienza, letteratura, arte, archeologia, geologia, biologia, fisica, storia e molte altre, anche grazie al lavoro del figlio Alberto.
Nella lettera pubblicata poche ore fa dalla pagina Facebook di SuperquarkRai (che potete trovare qui), Piero Angela scrive di non poter più essere con noi dopo settant’anni insieme perché “anche la natura ha i suoi ritmi”, ringraziando tutti coloro che hanno collaborato con lui e concludendo così:

[…] Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese.
Un grande abbraccio […]

Noi ci proveremo, ma mai nessuno sarà in grado di farlo come Lei. La ringraziamo per averci regalato la curiosità della scoperta e averci insegnato l’importanza fondamentale della divulgazione. E in qualche modo lo continuerà a fare per sempre.

Buon viaggio, maestro.

2 Giugno, tra Repubblica e libertà

Sandro Pertini (1896 – 1990), partigiano e settimo presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985, in poche parole riassume l’importanza fondamentale della ricorrenza del 2 giugno: molti giovani sono morti per seguire un’ideale, quello della democrazia, e lui stesso, insieme a tanti altri, ha lottato rischiato la vita per non lasciarlo andare. Sacrifici per la fine di un regime autocratico. Sacrifici per la nascita della Repubblica nel 1946, data dal referendum istituzionale. Sacrifici per il futuro. Sacrifici per la libertà. Sacrifici per la nostra libertà.

Non lo dimentichiamo, soprattutto in questo periodo delicato, in cui la democrazia sembra una realtà più preziosa che mai.
Anzi, lo è.

Immagine dal web

Per la libertà

Le parole non bastano per descrivere il vortice di emozioni che sto provando da ventitré giorni. Può sembrare strano per un’amante della scrittura e della letteratura come me, ma è davvero così: per quanto la storia sia colma di lotte e violenze, la guerra in Ucraina mi ha totalmente devastata. E non per la paura che il conflitto si estenda fino a coinvolgere gli altri Paesi, ma perché trovo aberrante il fatto che nel 2022 si possa ancora pensare di seminare morte e distruzione per la follia di un dittatore, facendo strage di innocenti, abbattendo con bombe e missili case, palazzi, intere città, disorientando i bambini e terrorizzando la gente, inducendola a lasciare la propria patria e a separarsi dolorosamente dai propri cari con la speranza di un futuro migliore altrove. E questo non vale soltanto per l’Ucraina, che per tutto questo tempo ha dimostrato un’incredibile forza d’animo e un coraggio straordinario. Vale anche per gli altri conflitti del mondo, dei quali sentiamo parlare di meno, ma che appartengono davvero alla realtà.
Dal 25 febbraio, ogni mattina, quando apro gli occhi, la mia mente si pone sempre la stessa domanda: c’è stato un altro attacco? E da ventidue giorni purtroppo anche la risposta non cambia mai.
E anche se spesso piango e mi sento impotente nel guardare le immagini e i video mostrati in uno schermo, so di non poter nemmeno immaginare le sensazioni che un’intera Nazione sta vivendo in prima persona, ogni volta che le sirene antiaeree suonano, ogni volta che bisogna rifugiarsi nei bunker per proteggere la propria famiglia, ogni volta che irrompe il boato delle esplosioni e il fuoco distrugge tutto, uccidendo i civili o prendendoli in ostaggio.
Perché, proprio come ho scritto nell’ultima poesia, Esplosioni di vita, la guerra non avrà mai un senso o un significato, al contrario della pace e della fratellanza. Al contrario della solidarietà per un popolo colpito e martoriato che resiste, che sta lottando con tutte le risorse per la libertà della patria.

Per la libertà dell’Ucraina e di tutti i Paesi logorati dalle guerre e dall’autocrazia.

Immagini dal web

Esplosione

Un tumulto
nato così,
mentre tutto tace,
da un nulla
che d’improvviso si svela,
assumendo le sembianze
di un’ombra gigantesca.
Lei avanza
inevitabilmente
a passi rapidi,
con una foga
impossibile
da placare
o frenare,
con l’ardente
desiderio di
attraversare
ogni porzione
del corpo
e di trarne
emozioni
quasi sconosciute
o totalmente estranee,
trattenute inconsapevolmente
per troppo tempo,
ignorate
dall’apparenza
di un mondo
che giudica
senza conoscere
e non perdona
niente.
Emozioni esplose
inevitabilmente
come stelle morenti.

Laura Berardi, 9 dicembre 2021

Ricordi di una vita

Ho sempre pensato che la vita è imprevedibile. L’ho sottolineato più volte anche su questo blog: da uno sbaglio può nascere un impero straordinario; una situazione stabile può arricchirsi improvvisamente o crollare del tutto. E, parlando di me, so benissimo di aver ribadito gli strani aspetti del mio carattere, aggravati soltanto in piccola parte dalle condizioni fisiche con cui devo convivere ogni giorno e che fino a poco tempo fa mi sembravano il reale motivo del mio inusuale stile di vita.
Ma al di là di questo, nell’arco di un anno non ancora concluso, posso dire che gli ultimi tempi non sono stati per niente facili. Mettendo per un attimo da parte l’imprevedibilità, le conseguenze della pandemia e la mia strana personalità, purtroppo nel giro di quattro mesi due miei nonni sono venuti a mancare. Gli stessi nonni con cui non ho potuto trascorrere l’ultimo Natale. Gli stessi nonni che mi hanno vista nascere e crescere tra migliaia di difficoltà, insegnandomi tanto attraverso i loro racconti, specialmente quelli riguardanti il passato: l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale, gli usi e costumi degli anni Sessanta, così diversi dal mondo di oggi. E molto altro ancora.
Per quanto in entrambi i casi la loro morte fosse già annunciata, data l’età avanzata e le condizioni cliniche precipitate in un batter d’occhio, questi eventi spiacevoli sono stati due spietate pugnalate, mirate e dritte al cuore. Proprio nel momento in cui la prima ferita stava cominciando a dare meno dolore, ne è arrivata un’altra, già pronta a riacutizzare la sofferenza, ancor più tagliente del colpo precedente.
È sempre così. Perché malgrado sia assodato il fatto che nessuna forma di vita è eterna e che ognuno abbia le proprie reazioni nei confronti di questa certezza inevitabile, non ci si abitua mai alla morte, nemmeno quando avviene davanti agli occhi o quando ci si augura che giunga il più presto possibile per evitare terribili sofferenze, come nel caso dei malati terminali. A maggior ragione, non ci si abitua alla perdita di un amico, di un familiare, di un conoscente o di chiunque altro si sia imbattuto per caso nel cammino dell’altro, anche solo per un breve periodo. Anche solo per un istante.
Per me è stata una sensazione strana e reale. Lo è tuttora, come se una parte del mio animo fosse volata via per sempre, lasciando spazio ad una piccola luce densa di ricordi. Ricordi che mi regalano emozioni contrastanti. Ricordi che a volte sembrano svanire nel nulla, risorgendo negli attimi più inaspettati, magari sentendo l’odore di un dolce, simile a quello del ciambellone che mia nonna preparava per tutti, razionandolo in porzioni perfettamente uguali. Oppure guardando un incontro sportivo in tv, di quelli che mio nonno non si sarebbe perso per nulla al mondo. Di quelli cui anch’io sono un’appassionata. Difatti negli ultimi tre mesi e mezzo il televisore della mia camera è stato sempre sintonizzato sugli stessi canali, proprio come avrebbe fatto mio nonno: prima gli Europei di Calcio, con l’inaspettata vittoria italiana; poi l’imprevedibile pioggia di medaglie azzurre alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi estive di Tokyo; infine un altro trionfo europeo arrivato pochi giorni fa dalla Nazionale di pallavolo femminile dell’Italia. Emozioni su emozioni, tanto forti che a volte mi sembrava veramente di avere il nonno seduto accanto a me ad ammirare la tenacia di tutti gli atleti, ad osservare le loro espressioni di gioia o di frustrazione, quasi a vivere le loro stesse sensazioni. Esattamente come il profumo meraviglioso dei biscotti alla marmellata di mia nonna, il cui sapore non mi abbandonerà mai.
Perché ogni ricordo, anche quello più imprevedibile, resterà lì, avvolti dal piccolo scintillio di quella luce. Piccola, ma più intensa che mai.

Mai identiche

Anime vive,
ricordi terribili
o meravigliosi
che restano
nella mente
e nel corpo,
scavando ininterrottamente
tra i nostri sogni
e i nostri incubi,
nutrendoci
di dolori intollerabili
o di immense gioie,
attraversando
un mondo infinito
di istanti indimenticabili,
di sentimenti contrastanti
e di infinite emozioni
che nascono e muoiono
in ogni attimo di vita.
Sensazioni
che viaggiano
verso mete
sconosciute,
senza limiti
o confini.
Sensazioni
sempre diverse,
sempre nuove,
sempre uniche.
E mai identiche,
giorno per giorno,
fino al nostro
ultimo respiro.

Laura Berardi, 22 aprile 2021

Viva

Emozioni improbabili
e vivide
che muoiono
ancor prima
di sbocciare,
sensazioni terrene
e fisiche
che lasciano
senza fiato
anche
l’essere vivente
più intrepido
del mondo,
paure terrorizzanti
capaci di fermare
istantaneamente
i battiti di un cuore
coraggioso.
Notte mia,
non abbandonarmi mai,
ché le inverosimili
passioni,
gli spaventosi incubi
e i meravigliosi sogni
mi donano
pura vita,
l’unica che
riesco a vivere
fino all’ultimo
profondo respiro.

Laura Berardi, 29 settembre 2020

Willy

Venti minuti. Questo è il tempo dell’interminabile agonia che ha dovuto patire Willy Monteiro Duarte, un ragazzo di soli 21 anni, per aver cercato di sedare una rissa e di difendere il suo amico da coloro che lo stavano picchiando. Nella notte tra il 5 e il 6 settembre, a Colleferro, Willy è stato circondato da quattro o cinque persone e pestato con una violenza brutale che non conosce limiti, che va oltre l’inimmaginabile, fino all’ultimo colpo che gli è stato fatale.
Non c’è stato nulla da fare per Willy, un giovane che voleva fare il cuoco e che sognava di giocare nella Roma, di cui era un grandissimo tifoso. Un ragazzo che voleva semplicemente vivere la sua vita. Un ragazzo che ha avuto la sfortuna di imbattersi in esseri che fanno della violenza una ragione di vivere.
Ed è proprio questo che ha ucciso Willy. L’intolleranza verso l’altro, la macabra voglia di supremazia e di dominio, il desiderio di essere a capo di un mondo senza scrupoli, utilizzando ogni strumento, anche i social network. L’odio verso chi, secondo la loro orrida visione, è più ”debole”.
Qui la politica non c’entra nulla. Si tratta soltanto di umanità. Ed è enormemente disumano dividere la società in mere e squallide categorie. Non esistono esseri umani deboli o forti. Esistono unicamente le persone. Siamo tutti delle persone che cercano di vivere la loro vita come meglio possono, sempre nel rispetto degli altri. Sì, perché è proprio il rispetto la base su cui poggia il mondo. Se viene a mancare, ogni equilibrio si spezza e tutto si stravolge. Nel peggiore dei modi, in questo caso.
Chiunque sia stato l’autore di questo abominevole orrore, deve pagare. Perché questi deplorevoli casi non si ripetano più. Perché non si può vivere in un mondo popolato da individui che creano distruzione e odio intorno a loro. Perché la vita di Willy è stata spezzata da un’infinita mole di cattiveria e malvagità. Nulla lo riporterà indietro, ma lui e la sua famiglia meritano giustizia. Ora più che mai.