Oltre l’infinito

Ho sempre pensato di non farcela, ma la mia forza di abbattere questa convinzione è stata ed è costantemente più forte: il diploma, la laurea, i piccoli traguardi che ho raggiunto, le piccole cose che sto imparando ogni giorno, specialmente nell’ultimo periodo.
Ed è finalmente giunta la più grande soddisfazione della mia vita: ho scritto un romanzo. Ci ho creduto e ci sono riuscita. Nulla avrebbe potuto fermarmi, perché la voglia di scrivere e di trasmettere le mie emozioni agli altri era troppo potente. E lo è tuttora, nonostante ogni volta che guardo la copertina del mio romanzo mi chieda se sia davvero frutto del mio lavoro di due anni e mezzo. Della mia immaginazione. Del mio amore per i protagonisti, che spesso mi sembrano reali, vivi come non mai e pronti ad uscire dalle pagine e materializzarsi in carne ed ossa. Non accadrà, ma in un certo senso sono e saranno sempre dentro di me.
Chi mi conosce bene lo sa: ho attraversato momenti difficili, dovuti soprattutto al mio carattere, spesso cadendo e arrivando quasi a toccare il fondo.
Ma a volte è proprio quando si tocca il fondo che si trova la strada giusta per riemergere: questo romanzo è la dimostrazione che i sogni, anche quelli apparentemente più impossibili, possono avverarsi. A prescindere dal riscontro che riceverà il libro. A prescindere dalla vastità di argomenti che tratta: dalla disabilità – purtroppo un tema ancora poco discusso in questo Paese – ai pregiudizi, dall’impotenza del presente all’imprevedibilità della vita. A prescindere da tutto.
E ringraziando la Casa Editrice Gruppo Albatros Il Filo – che mi ha offerto questa splendida opportunità – e le persone a me care, in special modo mia madre e le mie nipotine, se deciderete di acquistare il mio romanzo, disponibile con un click sulla locandina e nelle varie librerie, vi auguro di intraprendere un bel viaggio, magari provando le stesse sensazioni che ho provato io nello scriverlo.

Perché non c’è cosa più bella che donare emozioni.

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Lo “Splendore” della Mazzantini

…e davvero vorrei sapere cos’è la natura, quell’insieme di alberi e stelle, di sussulti terrestri, di limpide acque, quel genio che ti abita, che ti porta a fronteggiare a mani nude le tue stesse mani e tutte le forze del mondo.

In molti hanno recensito questo libro, ora vorrei espormi anche io. Emozionante: una parola per descriverlo in tutta la sua essenza, in tutto il suo contenuto.

La difficoltà di essere noi stessi a volte ci costringe a nascondere la nostra identità, a celarci dietro una realtà apparente, finta. Lo sanno bene i protagonisti dell’ultimo romanzo di Margaret Mazzantini, “Splendore”: Guido e Costantino vivono la loro vita in un vortice di bugie, menzogne, la paura di lasciarsi andare è infinita. Eppure ogni volta che si incontrano non possono fare a meno di loro stessi, di una passione che va oltre tutto, oltre l’immensità. Per citare Venditti, il loro amore non finisce, fa dei giri immensi e poi ritorna sempre lì. I loro esseri si cercano, i loro pensieri si incontrano, ma le difficoltà aumentano in questa passione infinita.

Il viaggio che intraprende la Mazzantini è tortuoso, sospeso tra vari mondi, tra città diverse, in un universo che non conosce pietà, vittima della stupidità dell’uomo. Il romanzo trasmette al lettore crudezza e speranza, dolcezza e atrocità: non è una contraddizione, è la vita. Lo stile dell’autrice può risultare ampolloso per alcuni, ma io lo adoro proprio per l’impatto, per la realtà che traspare. Un romanzo particolare, a tratti commovente, molto realistico, veritiero, lo consiglio con il cuore, anche a chi non gradisce questo tipo di narrativa. Naturalmente ho letto anche critiche negative, sono legittime e costruttive. Eppure a me ha lasciato qualcosa d’indefinito, una sorta di malinconia benevola, piacevole, la consapevolezza assoluta che qualsiasi amore si provi, per chi lo vive sarà sempre uno splendore.