La spirale della vita

Impervi e stretti
gradini,
fitti e sospesi
in un vuoto profondo,
oscuro,
spietato,
che non risparmia
nulla.
Scalini
a chiocciola,
mai uguali,
mai simili,
in alcuni sprazzi
più larghi,
spesso così
angusti
da costringere chiunque
ad aggrapparsi
a se stesso
o a qualsiasi
altro elemento
per non precipitare.
Per non morire.
Per continuare
a percorrere
una spirale
meravigliosamente diversa,
l’unica a non poter
essere attraversata
all’indietro.
L’unica a vivere
una volta sola.

Laura Berardi, 24 ottobre 2022

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Qui ed ora

In questo blog, così come sui vari social network, non ho mai approfondito una parte essenziale della mia vita. Forse perché sono gli unici posti in cui mi sento davvero libera di essere me stessa e di esprimermi nel modo più sciolto possibile, senza filtri né limiti con i quali combatto da quasi tutta la vita. Forse perché qui è più facile comunicare e accantonare l’evidenza di una realtà immutabile, purtroppo. Forse semplicemente perché, al di là di ogni cosa, per me non esistono categorie: in fondo, siamo tutti delle persone, ognuna con la propria storia e la propria vita.
Non mi sono mai nascosta. Ho sempre sostenuto di avere un pessimo carattere: sono complicata, pessimista, testarda, vigliacca, in continuo conflitto con me stessa. Non troverei pace nemmeno nel paradiso terrestre: scoverei anche lì qualcosa che non mi va a genio. E devo ammettere che questo carattere non mi aiuta per niente. Non mi ha mai aiutato. Anzi, peggiora una situazione già di per sé delicata.
Ma nonostante questo, convivere con una disabilità non è facile. Non è facile dover chiedere aiuto perché i miei muscoli non rispondono adeguatamente agli stimoli del cervello; non è facile non potermela sbrigare da sola o non essere in grado di bere da un bicchiere senza manico o senza cannuccia; non è facile avere un tono di voce diverso e poco comprensibile; non è facile dover sempre dimostrare di essere dotata di un quoziente intellettivo nella norma, soprattutto a chi mi vede per la prima volta; non è facile combattere ogni giorno anche per le piccole cose; non è facile coltivare un qualsiasi tipo di legame, perché, per quanto sia abituata alla solitudine e il mondo sia pieno di persone meravigliose, la sensazione di essere un peso è sempre lì, in agguato, pronta a farmi diffidare di tutti.
E non è stato facile – non lo è tuttora – saltare alcune tappe della vita, quelle che arrivano così, spontaneamente, e che per me non ci sono mai state, un po’ per l’inevitabile conseguenza di avere meno occasioni o di essere proprio impossibilitata ad affrontarle, un po’, come ho già ribadito, per il mio carattere.
Mi sorprendo quando vedo gente che non si accorge della propria fortuna. Perché si è abituati a dare tutto per scontato, come se nulla fosse importante, mentre in realtà è proprio il contrario. Io stessa mi ritengo fortunata per molti aspetti e spesso cado in questo cliché tipico dell’essere umano: non rendersi conto di ciò che si ha e pensarci soltanto nel momento in cui lo si perde. Esattamente come lo scorrere del tempo, che non tornerà mai indietro.
Sembra una riflessione banale, eppure, nonostante non passi giorno in cui la stanchezza, lo sconforto e la frustrazione prendano il sopravvento, è questa una delle motivazioni principali della mia esistenza, oltre alla curiosità e all’immaginazione: né ieri né domani, soltanto oggi. Qui ed ora.
Perché la vita sarà anche ingiusta e spietata, ma ha un dono che niente e nessuno potrà mai regalare: le emozioni e gli attimi di un presente concreto ed imprevedibile.

Squilibrio

Spesso mi domando perché la vita sia così buona con alcuni e spietata con altri. È un quesito che mi perseguita da sempre, forse per le circostanze in cui sono costretta a vivere, per tutti i frammenti di puzzle che mi mancheranno sempre. Forse più per semplice constatazione.
A volte mi ci incaponisco, fino a non trovare alcuna risposta soddisfacente. Perché la verità è che non c’è nulla che possa spiegare alcuni eventi della vita. Accadono e basta. E questo vale sia per le cose belle sia per quelle meno belle, soltanto che quasi sempre ci si sofferma sulle brutte esperienze, per il semplice motivo che lasciano una scia di dolore che non se ne va facilmente. Ed è così per tutti. Alcuni di più, altri di meno. Penso che la vita metta a dura prova proprio per imparare. Se non ci fossero gli eventi negativi, si avrebbero meno occasioni per imparare dagli errori o da esperienze traumatiche.
Il problema nasce quando non c’è equilibrio tra eventi positivi e negativi. Quando si vivono situazioni senza via d’uscita, senza alcuna possibilità di fuggire. Quando capita di imbattersi in una circostanza troppo ingombrante e troppo forte da tollerare. C’è chi ci riesce benissimo, chi no. Ma non perché non sia forte o si lasci sopraffare dalla vigliaccheria. Semplicemente non ce la fa. Per quanto si sforzi, non è in grado di superare con leggerezza certe cose. Non è capace di vivere in una società che quasi sempre impone di seguire le mode e in cui la ricerca della perfezione costituisce l’obiettivo principale. Si sente inadeguato pensando alle immense disuguaglianze economiche e sociali che ci sono. Ma soprattutto non riesce a capire come mai certi eventi stravolgono la vita di alcuni, mentre ignora totalmente quella di altri. È e resterà sempre il mistero occulto dell’esistenza, che nessun filosofo potrà mai risolvere.
Tutti sostengono che dovremmo prenderci la vita così come viene, senza guardare gli altri. È assolutamente vero e insindacabile. Ma è altrettanto vero che a volte la vita può essere così spietata da non avere nemmeno la possibilità di reagire e di esprimersi al meglio, di fare ciò che si desidera, anche la cosa più semplice. Ed è questa la cattiveria più grande che una vita possa compiere: annientare la libertà di scelta e chiudere in una gabbia i desideri e i sogni di qualcuno, senza che questi possa avere il diritto di replicare o di fare qualcosa che lo renda felice, perché impossibilitato dalle circostanze avverse che la vita gli ha riservato.

Curiosità

‪Se tutto‬
‪si osservasse‬
‪con gli occhi‬
‪di un fanciullo curioso,
‪il mondo sarebbe‬
‪un raggio di felicità‬
‪in un universo‬
‪d’amore‬
‪e dolce speranza‬
‪capace
di alimentare‬
‪anche un’esistenza‬
‪povera
di emozioni‬,
trafitta
dal dolore‬
‪più spietato
e dalla più brutale
sofferenza.
Eppure
la natura umana
preferisce cresce‬re
‪lasciandosi alle spalle‬
‪i ricordi‬
‪di quell’infinita
curiosità,‬
‪invece di nutrirla‬
‪giorno‬
‪dopo giorno,‬
‪conservando‬
‪la purezza‬
‪dell’animo ‬
‪di un bimbo‬
‪alla scoperta‬
‪di semplici‬
‪meraviglie‬
‪che riempiono‬
‪il suo cuore‬
‪di autentica gioia.‬

Laura Berardi, 27 luglio 2020

È la vita

‪Terremoti‬
‪di emozioni‬
‪felici‬
‪o immensamente‬
‪dolorose,‬
‪turbini‬
‪di sensazioni‬
‪uniche,‬
‪a volte irripetibili,‬
‪altre quotidiane.‬
‪Non è un gioco‬
‪di chi vince‬
‪o chi perde,‬
‪è la vita‬
‪che la Natura‬
‪ci dona,‬
‪è l’esistenza‬
‪che può essere‬
‪dolce e tenera‬
‪o terribilmente‬
‪spietata e maligna,‬
‪capace‬
‪di rendere sereno‬
‪chiunque‬
‪o torturare‬
‪l’animo‬
‪di chi ‬
‪non ha la forza
e il coraggio‬
‪di affrontarla.

Laura Berardi, 3 luglio 2020

Spietato

‪Spietato‬
‪organismo,‬
‪virus terrificante‬
‪che non risparmia‬
‪niente,‬
‪che non conosce‬
‪pietà,‬
‪tenerezza‬
‪o diversità,‬
‪ma rende serena‬
‪una Natura imbestialita,‬
‪ora serena
‪e libera‬
‪dall’operato umano.‬
‪Adesso è Lei‬
‪a guardare‬
‪ogni giorno‬
‪finestre di volti‬
‪ormai privi di luce‬
‪mentre là fuori‬
‪germogliano‬
‪fiori colorati‬‬
‪e la nostra stella
splende luminosa
nel limpido cielo,
‪come mai‬
‪prima d’ora.‬

Laura Berardi, 16 aprile 2020, dedicato allo scrittore Luis Sepúlveda, scomparso oggi a causa del Coronavirus