Pensavo che questa pandemia ci avrebbe cambiati. Non dico migliorati, perché il termine “migliore” è troppo soggettivo e ognuno osserva il mondo dai propri occhi e dalle proprie prospettive. Ma immaginavo che dopo questo strano periodo avremmo riflettuto di più sulle priorità della vita e imparato a distinguere ciò che è davvero importante, ciò che ci fa vivere e ci spinge ad andare avanti ogni giorno. Ed effettivamente qualcuno lo ha fatto, perché magari ha vissuto la malattia sulla propria pelle o su quella dei propri cari o semplicemente perché ha provato empatia e si è accorto dell’importanza dei veri valori. Molti invece sono rimasti sempre gli stessi nonostante la malattia. Altri sembrano addirittura peggiorati e in questi mesi hanno tirato fuori il lato più meschino della loro personalità.
Per quanto mi riguarda, io non sono cambiata granché, forse perché fin da piccola ho vissuto diverse esperienze che mi hanno segnata, lasciando un solco profondo e delle cicatrici indelebili che mi hanno fatto aprire gli occhi, che mi hanno resa forse troppo forte e poco tenera nei confronti della società, del mondo in cui viviamo. Perché questo è un mondo in cui regnano la violenza, gli interessi, l’egoismo e la brutalità, come quella di chi qualche giorno fa ha dato ad un’elefantessa incinta un ananas pieno di petardi, soltanto per il gusto di farla soffrire e morire in un dolore infernale. Perché, nella maggioranza dei casi, se si ha un problema evidente si viene relegati ai margini della società. Perché se non si ha il coraggio di lottare per i propri diritti non si andrà mai da nessuna parte e si resterà sempre dove gli altri vogliono che si rimane. Ecco, io sono quasi sicura che non troverò mai quel coraggio, quel desiderio di cambiare, perché questo mondo non riesce a far parte di me e io non riesco ad essere parte di esso. È più forte di me. Soprattutto quando ascolto certe notizie che uccidono definitivamente la mia speranza nel genere umano, in un mondo privo di qualsiasi violenza e discriminazione. E allora sopravvivo, come fanno quasi tutti in questa società. L’ho sempre fatto, anche durante la quarantena. Per me non è cambiato nulla. Stavo a casa prima e sto ancora a casa, alla ricerca di qualcosa a cui appigliarmi, di qualcosa che mi faccia sentire ancora viva. Perché, per quanto possa essere crudele, c’è sempre un motivo per amare la vita, e il primo siamo sicuramente noi stessi.
Sopravvivere
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