Sopravvivere

Pensavo che questa pandemia ci avrebbe cambiati. Non dico migliorati, perché il termine “migliore” è troppo soggettivo e ognuno osserva il mondo dai propri occhi e dalle proprie prospettive. Ma immaginavo che dopo questo strano periodo avremmo riflettuto di più sulle priorità della vita e imparato a distinguere ciò che è davvero importante, ciò che ci fa vivere e ci spinge ad andare avanti ogni giorno. Ed effettivamente qualcuno lo ha fatto, perché magari ha vissuto la malattia sulla propria pelle o su quella dei propri cari o semplicemente perché ha provato empatia e si è accorto dell’importanza dei veri valori. Molti invece sono rimasti sempre gli stessi nonostante la malattia. Altri sembrano addirittura peggiorati e in questi mesi hanno tirato fuori il lato più meschino della loro personalità.
Per quanto mi riguarda, io non sono cambiata granché, forse perché fin da piccola ho vissuto diverse esperienze che mi hanno segnata, lasciando un solco profondo e delle cicatrici indelebili che mi hanno fatto aprire gli occhi, che mi hanno resa forse troppo forte e poco tenera nei confronti della società, del mondo in cui viviamo. Perché questo è un mondo in cui regnano la violenza, gli interessi, l’egoismo e la brutalità, come quella di chi qualche giorno fa ha dato ad un’elefantessa incinta un ananas pieno di petardi, soltanto per il gusto di farla soffrire e morire in un dolore infernale. Perché, nella maggioranza dei casi, se si ha un problema evidente si viene relegati ai margini della società. Perché se non si ha il coraggio di lottare per i propri diritti non si andrà mai da nessuna parte e si resterà sempre dove gli altri vogliono che si rimane. Ecco, io sono quasi sicura che non troverò mai quel coraggio, quel desiderio di cambiare, perché questo mondo non riesce a far parte di me e io non riesco ad essere parte di esso. È più forte di me. Soprattutto quando ascolto certe notizie che uccidono definitivamente la mia speranza nel genere umano, in un mondo privo di qualsiasi violenza e discriminazione. E allora sopravvivo, come fanno quasi tutti in questa società. L’ho sempre fatto, anche durante la quarantena. Per me non è cambiato nulla. Stavo a casa prima e sto ancora a casa, alla ricerca di qualcosa a cui appigliarmi, di qualcosa che mi faccia sentire ancora viva. Perché, per quanto possa essere crudele, c’è sempre un motivo per amare la vita, e il primo siamo sicuramente noi stessi.

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14 pensieri su “Sopravvivere

  1. “Perché, per quanto possa essere crudele, c’è sempre un motivo per amare la vita, e il primo siamo sicuramente noi stessi.”
    Già! E poi, forse, non bisogna mai rassegnarsi e smettere di cercare.

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  2. ho vissuto tanti decisamnete più di te e fin dai miei 14 anni avevo deciso che avrei rivoltato il mondo come un alzino, a 18 avevo già capito che era il contrario il mondo voleva rivoltare me, farmi diventare “normale” , ligia a tutto quello che mi vebìniva offerto, ma devo dire che la mia testardaggine di bastian contrario mi ha aiutato a non cedere ed andare avanti a forza di cadute rovinose, delusioni dolori, ma anche piccoli moementi di felicità di allegria, e ho capito che un modo importante per vivere a pieno e non sopravvivere era quello di vivere giorno per giorno , facendo piccoli passi, e dicendo senza arrogana, ma con fermezza quello che pensavo, e sono contenta credimi , anche se non ho rivoltato nulla ma sono rimasta me stessa e forse qualcuno intorno a me è stato felice di avrmi vicino!! ti auguro una vita serena

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    • Quanto è vero! A 14 con la rivoltella in tasca e a 20 già le mani alzate e la bandiera bianca ..ma poi di nuovo la forza, ritrovata a 40, di lottare e non arrendersi. Anche io come Laura sempre patito per la brutalità gratuita dell’essere umano cui non so darmi spiegazioni. E sono anche d’accordo che la quarantena non ha fatto miracoli. Siamo quello che siamo. Ha solo tolto l’involucro a ognuno di noi. Quello che c’è sotto non cambia mai.

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  3. non ho mai creduto che l’impatto coronavirus potesse modificare in meglio i rapporti umani. Dietro ogni sciagura naturale l’uomo caso mai tende a speculare anzichè risolvere, Da quanto è emerso da una miriade di informazione su tutti i fronti si evince il grado di avvelenamento di una società cui interessa sempre meno l’aspetto umano. Chiudersi nel guscio se fuori piove veleno è l’unica soluzione, per salvarsi e trovare stimoli ed appigli e assaporare quel poco di buono che resta.

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  4. È molto significativo, profondo e bello quello che hai scritto. Lo condivido in pieno. Ci sono dei momenti duri, nella vita, in cui ci sentiamo lasciati da soli, in cui sembra che non valga la pena sperare in niente, in particolare nel genere umano, che sembra sempre più inumano… fra queste notizie di disumanità, ci sono tuttavia molte notizie spesso trascurate di persone buone che lottano, che fanno il proprio dovere, che vogliono ancora aiutare ed essere gentili senza pretendere nulla in cambio. È dura crederci, anche io spesso mi sono sentita così, come te, soprattutto in questi ultimi mesi… però, al di là di tutto credo che a sperare ne valga la pena. Dobbiamo ricordarci quando siamo nel buio profondo, come abbiamo fatto ad arrivare sin qui, guardarci indietro e pensare a tutto quello che abbiamo affrontato e a tutti i gesti positivi che abbiamo visto fare alle persone🙂💪!

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  5. Sai, anche se penso di poterti capire in parte, io non credo che questo sia un mondo dove “regnano la violenza, gli interessi, l’egoismo e la brutalità” ma semplicemente c’è un enorme squilibrio di risonanza e di echo che certe notizie o fatti o azioni fanno rispetto ad altri e questo genera questa diffusissima sensazione. Ma il mondo è pieno di belle persone, di cose positive e di luce ed energia come è pieno dell’esatto opposto, probabilmente i due piatti della bilancia sono abbastanza equilibrati soltanto che quello in ombra fa più luce, attrae più interesse…

    anch’io credo che la quarantena non ci cambierà più di tanto ma il coraggio non potrà mai uscire da una negazione, da un negativo… se sboccierà sarà sempre in direzione di un qualcosa da costruire o almeno da provarci…

    a questo punto non mi resta che augurarti un pò di serenità…

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  6. Cara Laura,
    sono molto significative le tue parole, e mi ci ritrovo abbastanza: anche per me le cose non sono cambiate granché rispetto a prima. Forse questi mesi mi hanno aiutato a confermare alcuni timori che avevo (sulla natura umana, su certi meccanismi con cui il mondo gira, anche su me stesso, miei difetti, e anche miei pregi…). Quando dici che non hai il coraggio di cambiare, perché è difficile adattarsi a questo mondo…condivido anche questo.
    La vedo forse in modo leggeramente diverso: non occorre, secondo me, che cambiamo noi, anzi. Sono arrivato un po’ alla conclusione (dopo anni in cui colpevolizzavo me stesso per non essere mai al passo col mondo) che dobbiamo essere anche un po’ orgogliosi di essere diversi.
    Anche perché sono proprio le persone “diverse”, che non si adattano, a spingere poi il mondo verso certi cambiamenti (come fai notare tra l’altro tu). Mi sono accorto di dover mantenere questa mia diversità, che non è una colpa, ma può anzi essere un bellissimo pregio molte volte, proprio perché “il mondo” a cui per anni ho cercato di adattarmi ci ha portato a questo punto. Lo dici anche tu, e per questo è importante rimanere sé stessi se si è diversi da dove questo mondo ci sta portando. Certo, alcuni giorni questa prospettiva del “sopravvivere”, a cui quelli della nostra generazione sono un po’ tutti legati, chi più chi meno, diventa pesante da sopportare (specie perché ci sembra che gli altri abbiano sempre più cose da fare di noi, più successo, più “spigliatezza”). Però non possiamo essere tutti uguali, e dobbiamo anzi resistere e conservare le nostre “diversità”: è molto difficile relazionarsi col mondo quando si agisce in questo modo, ne sono consapevole (ne avrei da raccontare, guarda ahahahah!), ma dobbiamo rimanere fedeli a noi stessi e continuare a lottare ogni giorno per mantenere un nostro equilibrio. Ogni piccolo gesto, anche quello che sembra più insignificante, dobbiamo valorizzarlo di più, e pensare che non sia tutto buttato solo perché passiamo le giornate senza fare nulla (nulla di quello che fanno gli altri, aggiungo). La vita è anche noia, attesa, sacrificio e… sopravvivenza. Piuttosto che una vita falsa e superficiale, preferisco una vita monotona ma autentica, anche se ci sono dei giorni che vorrei semplicemente prendermi a sberle 🙂

    Ad ogni modo ho scritto anche io un “articolo” sul “cambiamento” di questi mesi (che non c’è stato, come dici tu…e forse siamo stati bombardati da una retorica stancante): è sicuramente più noioso (e lungo) del tuo, però se vorrai darci un occhio potrai magari condividere il tuo pensiero (credo che più o meno la pensiamo allo stesso modo).
    Ti lascio il link: https://allessala.wordpress.com/2020/05/18/cambiere-no/.
    Se lo leggerai mi farà piacere un tuo parere 🙂
    A presto… e resta come sei 😉

    Alle

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  7. Ben scritto. Ben pensato, il tuo sopravvivere. Strana coincidenza il titolo, anch’io ho pubblicato un articolo “sopravvivere”, declinato al passato. Ho bisogno di metabolizzare le esperienze e solo poi…

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  8. Mi segno due riflessioni, tra le molte e significative che hai scritto, diverse tra loro ma in qualche modo legate:
    “nella maggioranza dei casi, se si ha un problema evidente si viene relegati ai margini della società” ed è vero, nessuna solitudine è più assoluta di quella di chi vive un’esperienza estrema, diversa, non condivisibile: il resto del mondo ci ruota intorno, ci osserva, forse offre il suo aiuto lambendoci, ma mai entrando nel nostro cerchio. E’ impossibile.
    E infine “se non si ha il coraggio di lottare per i propri diritti non si andrà mai da nessuna parte e si resterà sempre dove gli altri vogliono che si rimanga”: hai ragione, se non impariamo a parlare, a denunciare, a ribellarci, nessuno si fermerà a prestarci ascolto.
    Grazie per aver condiviso la tua riflessione così intensa e vera.

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