Sola in un arido deserto,
accecata da un sole cocente e abbagliante,
con indosso vecchi stracci bianchi.
La mia pelle scotta sempre di più,
lacerandosi e aprendo minute ferite
cariche di dolore
che percorrono ogni centimetro
di un corpo ormai stanco di lottare
contro quei piccoli squarci inondati
di sangue vivo e liquido rappreso.
Un corpo che cade tra la polvere
e la sabbia.
Un corpo che comincia a sciogliersi,
trasformandosi in un ammasso deforme
ma ancora troppo sensibile:
i ricordi riaffiorano,
le sensazioni vissute sembrano rinascere,
tutto diventa nitido e trasparente
come l’aria calda che sta inebriando
quella debole essenza
di inutili sofferenze.
Non letali.
Non mortali.
Soltanto dolorose e atroci,
per il semplice gusto
di torturare un insieme
di tessuti ormai logori:
una mente che recepisce tutto,
anche il più piccolo stimolo;
e un cuore languido
che pulsa incessantemente,
sempre più forte,
cercando di contrastare
il caldo torrido del deserto.
Un cuore che soffre.
Un cuore che continua a subire,
a lottare per la sopravvivenza.
Un cuore che non molla,
nonostante tutto.
Laura Berardi, 12 agosto 2025
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