La scorsa notte non riuscivo ad andare a dormire. Ero sul divano, agitata e in preda ad un terribile panico che non mi permetteva di rilassarmi. Così ho preso il mio tablet e mi sono messa a scrivere. So che è l’unica soluzione in quei terribili momenti di angoscia e in effetti dopo mezz’ora mi sentivo già molto meglio. Ho scritto ciò che sentivo e percepivo, sfogando tutta me stessa e liberandomi di tutto ciò che avevo dentro. So già che per qualcuno le parole che ho scritto saranno un po’ troppo forti, ma come già detto moltissime volte, preferisco essere me stessa piuttosto che indossare una finta maschera che accontenterebbe tutti. So anche che questi momenti di malinconia sono e saranno sempre una costante della mia esistenza, esattamente come l’amore per la scrittura, che forse è e rimarrà sempre la mia unica fonte di vita. E di questo non posso che esserne felice.
Di solito tendo ad avere sempre un briciolo di speranza, quella tiepida luce che brilla da quando il mio corpo ha deciso di entrare a piccoli passi in questo mondo. Ma oggi è diverso. Le lacrime non si fermano, il dolore mi devasta in tutte le sue forme. Annienta ogni mio angolo di pelle. E sento di non riuscire più a controllarlo. Per quanto mi sforzi, lui è sempre più forte e capace di sconfiggermi anche all’ultima mossa, quando penso che il peggio è passato. Mi coglie di sorpresa, facendomi ruzzolare a terra come una ruota che corre fino a quando non cade giù stremata. Ed ogni volta che mi rialzo, so che si è rotto qualcosa dentro di me. Lentamente mi sbriciolo, perdo tutti i frammenti che compongono il puzzle della mia vita. E invece di crescere e diventare più forte, percepisco che anche quella timida luce si sta spegnendo, lasciandomi morire sola e immersa in un oceano di sensi di colpa che attanagliano il mio cuore dall’attimo dannato in cui ha iniziato a battere. Non ho chiesto io di nascere in un mondo che considera la perfezione una moda. Non ho chiesto io di vivere una condizione fisica invalidante che ha spazzato via anche quel poco coraggio che avevo da bambina, in cui l’innocenza riusciva ancora a vincere sulla vergogna. Sì, perché è questo che provo ogni volta che penso a me stessa. Un immenso senso di vergogna verso tutta la mia persona. Non solo fuori, ma anche dentro. Un fenomeno da baraccone senza un minimo di personalità, unicamente in grado di mettere in difficoltà chiunque gli capiti davanti. Pianti isterici negli istanti di gioia, irrefrenabili risate nei momenti meno opportuni. Questa sono io. Un insieme di inutili pezzi combinati male, con una costante sofferenza che distrugge ogni minimo tentativo di mischiarmi tra la gente. Ma io non posso fare finta di essere come gli altri, perché non lo sarò mai. Non potrò mai camminare a passo deciso, non potrò mai vivere la quotidianità. Posso semplicemente cercare di combattere quel dolore continuo che tortura il mio corpo fino a farlo stramazzare a terra agonizzante. Ma ormai non sento più quella luce, si è spenta definitamente. Non riesco a scorgerne nemmeno un fascio. E posso finalmente morire in pace.
Ciao Laura. Sì, sono veramente parole forti, molto forti, proprio come avevi premesso.
Non ho da dire in questi casi. Ho solo mani che accarezzano e abbracci. Abbi cura.🙏🌺
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Forse non te ne accorgi, ma il fatto di conoscerti ti può rendere forte. E poi non devi credere di dover fare tutto da sola. Magari sarà un percorso tosto, magari sarà anche lungo. Ma secondo me tu puoi arrivare a rivedere la luce. Te lo auguro e ne sono convinto. 🙂
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Si fa presto a dire… “fai questo! Sii positiva!” Io so che delle volte è inutile, perché davvero esistono situazioni psicologiche o fisiche che impediscono la felicità. Però una cosa te la posso dire: che non sta scritto da nessuna parte che debba essere sempre così. Ci sono cose di noi che siamo impossibilitati a cambiare, ma ce ne sono anche altre che migliorano, magari da un giorno all’altro, cagionando un nostro cambiamento in meglio che fino a qualche tempo addietro neppure eravamo in grado di immaginare. Dunque non disperare. Non rassegnarti. C’è sempre speranza. Non è una frase fatta.
Un abbraccio.
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non so da che parte cominciare, ci sento dolore, dolore struggente a volte forse disperarìto, che poi si affievolisce nell’amore per la scrittura, sembra un paradosso ma scriversi adosso a volte serve per renderci davvero partecipi fino in fondo della sofferenza, se la vedi scritta la tocchi con mano, ma puoi anche cancellarla, renderla meno distruttiva, renderla consapevolmente vivibile! scrivi, ula sul foglio bainco e potrai affievolire questa malinconia così severa con te! mi piacerebbe abbracciarti da nonna se posso…
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Laura, capita a tutti di provare momenti di sconforto e di vergogna, anche alle persone più fortunate e apparentemente senza problemi. Vivere è faticoso e meraviglioso. Difficile accettare di essere imperfetti o di avere attimi di vita imperfetti. Però la grande opportunità di vivere che il destino ci ha dato, non può essere spesa in sogni impossibili. Scrivere è un grande aiuto, ma anche ascoltare musica, leggere, scoprire le persone da ciò che dicono o da come si propongono. Insomma la curiosità è una grande medicina, ti può far trovare il senso della vita che non appartiene alla materialità, ma alla spiritualità. Chi crede in qualcosa vive sereno, chi si apre all’infinito non avrà più paura o vergogna. Un caro saluto e un raggio di sole.
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Ci sono momenti no, inutile negarlo. E sì, è vero, chi non passa ciò che passi tu non può capirti del tutto. Ma continua a scrivere, perché aiuta te che scrivi a circoscrivere la sofferenza, e aiuta noi che leggiamo a conoscerti ed empatizzare con te. Intanto, per ciò che può valere, ti abbraccio.
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E quindi ti vuoi arrendere? Vuoi far vincere il dolore???
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Allargo le braccia e ti offro un abbraccio …
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“Una pura invettiva contro il proprio dolore. Un affronto alla propria angoscia. Una sincera confessione sul proprio essere”.
La via maestra per domare le nostre paure. Per provare a conviverci. O almeno per giustificarle.
Un forte abbraccio, cara Laura.
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Mi hai fatto venire in mente “Donna che piange” di Picasso: stupenda nel suo insieme “scombinato” di pezzi.
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Come stai?
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Anch’io per liberarmi dei pensieri scrivo. Mettere su carta i dolori li rende reali ma è come se venissero condivisi con qualcuno. Ricorda la consapevolezza del proprio stato è metà del percorso di guarigione. Spero che oggi tu stia meglio.
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Cara Laura, non conoscevo il tuo blog, ma è bastato scorrere un po’ le pagine per scoprire una ragazza interessante, carina con un sorriso dolcissimo, piena di tutti gliinterrogativi che hanno quasi tutti i giovani…ma con una sensibilità in più. Sarà un piacere leggerti!!! Grazie per esserti fatta scoprire 🙂
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Solo adesso leggo questo post. Io non conosco la tua storia…alcune cose le ho comprese…Altre no. Una di queste è che scrivi con una scioltezza che ammiro, e trasmetti emozioni profonde e dolorose ma anche fortemente…umane. Non so se ci sia una spiegazione per il dolore. Non lo so…me lo chiedo anch’io tante volte quando questo mi piega. Nessuna pacca sulle spalle. So che non serve Però ti mando un abbraccio, questo si. Continua a scrivere. Sei bravissima.
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Ciao Laura, leggo alcuni dei tuoi scritti e decido di seguirti. Come per te anche per me scrivere è terapeutico (ma anche disegnare, dipingere, ristrutturare mobili e cucinare) e, come te, mi metto a nudo, senza filtri. Perché le emozioni e i sentimenti non devono avere filtri. Vivi tutto ciò che provi con consapevolezza, forza e coraggio, che non devono mancare mai! Un abbraccio di cuore
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